Caro amico,
Produrre vino di qualità implica molteplici conoscenze: geologiche, geografiche, metereologiche, pedologiche, agronomiche ed enologiche.
Nella mia esperienza, facendo assaggiare i nostri vini a persone con preparazioni anche molto diverse tra loro, mi sono accorto che il più delle volte queste si concentrano, fanno domande, su questioni legate soprattutto alla tecnica di produzione: se le fermentazioni sono spontanee, se abbiamo usato o meno le barrique, se il vino ha fatto la malolattica e così via. Sarebbe bello se invece non solo si facesse più attenzione alla degustazione in sé, a come il vino si comporta nella nostra bocca, ma anche ci fosse una maggiore curiosità nei confronti di ciò che è a mio avviso davvero importante nel delineare le caratteristiche di un vino di qualità: quelle del luogo da cui questo proviene.
La disponibilità di uno specifico posto ad accogliere la vite si chiama vocazione. Oltre alla questione relativa alla latitudine, questa dipende principalmente dalla posizione geografica del vigneto (dalla sua altezza e dalla sua esposizione), dal clima e dal microclima di quello specifico luogo, dal suolo e dal sottosuolo su cui viene piantato.
Parlare di latitudine è semplice: più ci si avvicina all’equatore, più il clima diventa caldo. Le latitudini ideali per coltivare il vino sono comprese tra il 30° e il 50° parallelo nord e il 30° e il 50° parallelo sud. In queste fasce del globo la differenza tra le stagioni consente infatti alla pianta di compiere per intero il suo ciclo biologico.
La vite, e qui entriamo nel vivo del discorso, è fortemente influenzata dalla luce solare. La sua posizione geografica influisce quindi tantissimo: dal mare alla montagna, dalla collina alla pianura, non c’è luogo che non porti a specificità precise nei vini lì prodotti, per non parlare dell’esposizione di un vigneto.
Il clima è strettamente legato sia alla posizione geografica che alla latitudine ed è caratterizzato dalle temperature stagionali, dalle precipitazioni e dai venti, aspetti che donano ogni anno una connotazione specifica alla vendemmia.
Suolo e il sottosuolo sono poi elementi cruciali per la realizzazione di un vino. La vite non va piantata in suoli fertili, a differenza degli ortaggi, e anzi è proprio nei suoli più ostinati che la vite mostra la sua grandezza.
Per suolo s’intende lo strato di terra che va dalla superficie sino a un massimo di un metro di profondità. Il sottosuolo si protrae invece sino a 10 metri. La parte però più importante in termini di proprietà nutritive si trova relativamente in superficie, nei primi cinquanta centimetri del terreno. Per questo è essenziale che la vite sia coltivata su un suolo vivo, non inquinato da fertilizzanti o da diserbi chimici, ricco di quella biodiversità microbiologica che l’agricoltura biodinamica riesce a garantire.
Nel sottosuolo, in profondità, arrivano le radici della vite, fondamentali per l’assorbimento di quei minerali (ferro, magnesio, zinco, etc.) essenziali per la pianta, importanti elementi che ritroviamo nel vino, che influenzano la sua tattilità gustativa. Non solo, la parte più profonda del suolo è anche importante per la gestione dell’acqua: in zone aride come la nostra la presenza di humus (i preparati biodinamici amplificano la presenza di humus stabile nel suolo) aiuta con la sua vitalità ad assorbire, trattenere e rilasciare l’acqua.
Latitudine, posizione geografica, clima, suolo e sottosuolo insieme a tutto quello che ha a che fare con le pratiche dell’uomo, la sua cultura e le sue tradizioni, determinano il famigerato “terroir”.
La peculiarità di un vino sta nel far riconoscere la sua origine, la terra da cui deriva e le pratiche enologiche che lo hanno visto nascere. Questo è il nostro obiettivo quando pensiamo ai nostri vini poiché vogliamo far trasparire la tipicità dei nostri vigneti, situati in una delle zone più vocate per il Nero d’Avola e per il Moscato di Noto, luoghi dove i profumi e i sapori che assumono i vini hanno un’identità unica nel loro genere.
I nostri vigneti incidono sulla placca Africana e da un punto di vista geologico sono situati su quattro distinte zone, tre appartenenti al Pliocene (che ebbe inizio oltre 5 milioni di anni fa) e una più recente frutto di alluvioni risalenti all’Olocene, l’epoca geologica attuale. Le composizioni dei nostri terreni sono prevalentemente di natura calcarea caratterizzata tanto da marne quanto da argille in un mosaico che cambia anche radicalmente a distanza di poche decine di metri.
In particolare, quattro sono i suoli che troviamo in Contrada Buonivini, intorno alla nostra cantina. Ognuno di essi conferisce ai vini caratteristiche diverse.
- Terra niura: sono suoli profondi di argille scure di natura alluvionale, i Nero d’Avola qui prodotti sono molto fruttati, a tratti esili nella struttura. Al contrario, i Moscato hanno meno aromaticità e più corpo.
- Terra palomina: sono suoli calcarei di tonalità grigia, presentano circa mezzo metro di terra caratterizzata da un’abbondante presenza di scheletro e un sottosuolo composto esclusivamente da rocce. Su questi terreni coltiviamo solo il Nero d’Avola e ne otteniamo vini speziati, freschi, tesi.
- Terra a crita: sono suoli di marne calcaree giallastre, dove a causa della siccità la forte presenza di argilla porta questi a fessurarsi. Sono terreni che necessitano di più lavorazioni e dai quali otteniamo Nero d’Avola corposi, densi e complessi e Moscato più grassi, con minor freschezza e una struttura importante.
- Terra ianca: sono suoli calcarei, bianchi, con tessitura finissima. Suoli poveri ma con alta ritenzione idrica, da cui otteniamo i Nero d’Avola con più mineralità, frutto e freschezza. I Moscato hanno una buona struttura, un’ottima aromaticità e una freschezza sapida.
Ogni vitigno ha esigenze di natura climatica, pedologica e di esposizione diverse. Il vento sahariano di Scirocco, vento caldo africano che soffia da sud, nella nostra zona rischia di conferire sentori cotti all’uva, alzando la maturazione zuccherina ancor prima di completare quella fenolica. Per ottenere maturazioni omogenee e in equilibrio abbiamo piantato tutte le parcelle di Nero d’Avola con esposizioni a Est e a Nord: a Est i vigneti prendono il primo sole dal mattino dopo il riverbero notturno; quelle a Nord sono le più fresche, quelle più protette dal vento di Scirocco. Il Moscato predilige calore per aumentare l’aromaticità e la complessità dei profumi: l’esposizione a Ovest gli conferisce l’ultimo sole della giornata, il più caldo, senza eccedere in cotture che si potrebbero ottenere con l’esposizione a Sud. Alcune parcelle di Moscato sono infine esposte a Nord-Ovest al fine di ottenere una parte di uve con maggior freschezza.
In questi anni abbiamo fatto un grande lavoro di ricerca sullo studio dei suoli, l’influenza delle esposizioni e sui sistemi di allevamento della vite. Abbiamo vinificato separatamente le tante parcelle presenti in azienda al fine di comprendere nei dettagli il territorio, le caratteristiche e le potenzialità di ogni appezzamento.
La passione, l’entusiasmo e l’energia che abbiamo messo in questo progetto di parcellizzazione ci ha dato la possibilità di avere una visione più nitida di Contrada Buonivini, delineando due stilistiche di vini che si ottengono con i nostri suoli: vini eleganti, tesi e minerali con ottima beva da quelli di origine calcarea; vini con una trama fitta, potenti, di grande ricchezza aromatica ottenuti da quelli di origine argillosa.
A presto,
Pierpaolo Messina