A volte dimentichiamo una cosa: il vino è un prodotto agricolo e in quanto tale soggetto alla più imprevedibile delle variabili, quella meteorologica.
Un aspetto determinante non solo per la qualità delle uve, e quindi del vino, ma anche per la loro quantità. Il lavoro di una stagione può essere vanificato in pochissimo tempo da una gelata primaverile o da una grandinata estiva. In questi casi, sempre tremendi, i segni sono immediatamente visibili e quantificabili. Nel caso invece di un prolungato periodo di siccità l’evidenza del danno è meno visibile: questa non intacca la qualità delle uve ma ne abbassa significativamente la quantità prodotta.
La vendemmia 2024 è stata per noi, e per molti produttori siciliani, una delle più magre di sempre. La siccità estrema che ha caratterizzato prima la primavera e poi l’estate ha portato i quantitativi di pioggia ai minimi storici e ha quindi influito fortemente sulla produzione dell’uva e non solo. Pensa, l’ultima pioggia utile risale a novembre 2023. Qui non piove in maniera continuativa da quasi un anno.
Un anziano vignaiolo, una persona con settanta vendemmie sulle spalle, mi diceva che questa è stata un’annata senza precedenti, almeno a sua memoria. Qui a Contrada Buonivini le viti hanno portato a frutto uve sanissime ma con acini piccoli e leggeri, concentrati in zuccheri, aromi e tanta acidità. La vigoria delle piante è stata molto contenuta, i tralci erano molto corti, le uve ben presenti ma i grappoli pesavano la metà del normale. Le nostre rese si sono attestate quest’anno intorno ai 2.500 chilogrammi per ettaro, circa 2.000 bottiglie. Un quantitativo straordinariamente basso, per noi la vendemmia 2024 si è attestata sulla METÀ della produzione media annua.
Per non parlare del calendario: la siccità ha anticipato le maturazioni delle uve come mai prima d’ora. Abbiamo iniziato la vendemmia il 25 luglio, con la raccolta del moscato del vigneto Fondo alla palma, uve con un alta concentrazione zuccherina che abbiamo deciso di appassire sui graticci al sole per il nostro vino dolce, l’Uvalsole. Nei giorni successivi, 29,30 e 31 luglio, abbiamo completato la raccolta delle uve moscato per il nostro Muscatedda. La settimana successiva, dal 6 all’8 agosto, abbiamo raccolto lo chardonnay per l’Eureka. I bianchi hanno fermentato spontaneamente in maniera lenta e costante, i vini hanno aromi delicati e buone freschezze.
Subito dopo Ferragosto, nei giorni dal 16 al 19, abbiamo vendemmiato la vigna del Coniglio e le restanti parcelle dedicate al Rosanera. Subito a seguire, caso eccezionale, le vigne del nero d’Avola per i nostri rossi: le uve avevano già raggiunto una perfetta maturità fenolica. Il 20 e il 21 agosto abbiamo vendemmiato il Parrino, il 22 il Don Paolo e poi a seguire il 23 e il 24 la vigna del Lenza Lunga. Abbiamo terminato la vendemmia il 26 agosto con la raccolta dell’Archimede con oltre un mese di anticipo rispetto anche solo all’anno scorso. Una vendemmia caratterizzata da quantitativi così bassi che abbiamo terminato il lavoro di raccolta in pochissimi giorni. Per fortuna i Nero d’Avola sono vini splendidi, con acidità impressionanti, persino più alte della vendemmia 2021. Sono vini succosi, freschissimi e pieni di tensione minerale, salati.
In agricoltura nulla mai è scontato, non stanca perché sorprende e in questo senso ogni vendemmia si pone in maniera diversa. Siamo noi a doverla leggere e interpretare cercando di fare del nostro meglio. Inoltre, sappiamo bene che se non ci fosse questa oscillazione di condizioni tra una vendemmia e l’altra il vino sarebbe un prodotto omologato, noioso come molte bevande industriali. Essere artigiani significa anche accettare questa condizione. Al tempo stesso spero che l’evidente cambiamento climatico che stiamo affrontando non porti al perdurare di questa situazione: senza acqua non può esserci vita.
A presto,
Pierpaolo Messina